In attesa che Elon Musk ci porti su Marte, possiamo emozionarci con Krista Kim e la sua Mars House.
Si aprono scenari dirompenti per asset importanti dell’economia del nostro paese come la proprietà intellettuale di aziende e designer nella moda e nell’arredamento, sia per la loro tutela che per nuove modalità di comunicazione e ingaggio di target altospendenti.
In queste ore è stato dato molto rilievo mediatico alla vendita della prima “casa” digitale venduta per 288 Ether (cryptocurrency, che hanno un valore equivalente attualmente di oltre 400.000 Euro).
Con una semplice richiesta potrete recuperare tutte le informazioni: artista, acquirente, colonna sonora, etc.
Colpiscono certo le suggestioni sui temi della A/R, degli strumenti di visualizzazione (visori, occhiali o lenti che siano), delle estensioni virtuali della nostra realtà, e naturalmente l’importo della transazione. Quest’ultima non si può non pensare che sia particolarmente funzionale alla diffusione al grande pubblico di questi temi.
Ma al di là di questi aspetti, molto utili per i publisher per fare clickbaiting verso i loro contenuti, ci sono diversi aspetti interessanti in questa storia, fra cui.
– E’ un esempio di reale economia “digitale” integrale, dal prodotto, alla certificazione della proprietà al sistema di pagamento.
– La proprietà intellettuale e fisica è certificata da un sistema tipo NFT (non-fungible token), già emersi all’attenzione della cronaca alcuni giorni fa con la “vendita” del primo tweet di Jack Dorsey per 2,9 milioni di dollari.
– Non c’è solo la vendita di un “prodotto digitale”. Con uno strumento emozionale si esplora una modalità di proporre e veicolare in modo particolarmente evocativo la vendita di prodotti fisici. Nella presentazione di Mars House infatti è specificato che le creazioni visibili possono essere commissionate ad un produttore di glass forniture italiano (che non viene citato). Una modalità di promozione che il “lusso” sta già testando, come testimonia la vendita delle sneaker virtuali sul Gucci Sneaker Garage.
Vedremo se e quali sviluppi ed evoluzioni ci saranno, e sui quali si può essere anche scettici.
Credo però allo stesso tempo che chi si occupa di customer engagement debba seguire e osservare questi segnali.